Se durante le nostre peregrinazioni estive, stanchi dell’afa e della città,
o d’inverno, quando la nebbia nasconde ogni cosa, ci addentrassimo in uno
di quei piccoli paesi di montagna che si aggrappano sui pendii, potremmo
notare come lontane siano quelle case dalle nostre e come diversa sia
l’aria di quei posti, come ricchi siano i colori e le parole.
Le abitudini, i volti, i suoni sono gli stessi di tanto tempo fa e noi
potremo ritrovare sui volti ormai rugosi degli abitanti le storie e le
leggende del passato.
C’è sempre in ogni paese l’uomo anziano, il vecchio saggio della fantasia
popolare, che racconta, che sa, che ricorda: e c’è in quel suo modo di
rievocare le gioie e le paure del passato il piacere unico di chi si sente
addosso la responsabilità, grave, di passare il testimone del tempo, di chi
con la sua voce evoca i fantasmi e le leggende, le disgrazie e i momenti di
felicità. Si apre negli occhi di quei pochi anziani la porta ormai chiusa
dei ricordi e la voce dell’uomo sembra divenire coro di tutti gli altri che
non ci sono più.
Le sue mani che si muovono sono quelle, antiche, del contadino, del
pastore, del fabbro, del mugnaio, del prete, delle donne e dei bambini.
E man mano che i ricordi riaffiorano, il paese, ormai quasi deserto, prende
vita.
Il testimone è passato: anche per Bruggi la storia continua.
Maria Rita Marchesotti
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